Alzi la mano chi è in smart working, a casa con i bambini, ed è stato interrotto almeno una volta. Non siete i soli! I bambini lo sanno: sei in una conversazione importante, magari con la Commissione Europea e stai cercando di essere il più professionale possibile, a quel punto solo il tasto “mute” può salvarti dalla frase “devo fare la cacca“.

Nell’ultimo mese, sia io che mio marito ci siamo trovati diverse volte in difficoltà: entrambi siamo in lavoro agile, entrambi lavoriamo nel mondo della ricerca e non è sempre facile riuscire a fare i turni. Come in tanti altri ambiti (per esempio quello dei rifiuti!) stiamo facendo del nostro meglio, ma certi giorni sono ovviamente più complicati.

Oggi è stato uno di quei giorni: una videoconferenza al mattino e una al pomeriggio, due relazioni da preparare e mio marito più o meno nella stessa situazione. Ci siamo dati dei turni, ma alla fine mi sono ritrovata a fare una delle due videoconferenze mentre io e il Nano lavoravamo la pasta di sale, in cucina. Capelli sconvolti e faccia un po’ stanca.

Diverso sarebbe il discorso se il Nano fosse più grande, sapesse leggere, ecc. Ma con i bambini piccoli, come si fa?

Ci siamo chiesti come fare per incoraggiarlo a giocare un po’ di più in modo indipendente. Se siamo all’aria aperta, in giardino, passa molto più tempo a giocare per conto suo, ma chiusi in casa risulta un po’ più difficile. Un articolo apparso pochi giorni fa sul New York Times ci è venuto in aiuto.

“Il gioco indipendente è un’abilità che i nostri bambini useranno per il resto della loro vita – e un modo per ritagliare un po’ di tempo per se stessi durante la quarantena”

I consigli degli esperti

L’articolo sottolinea come la quarantena possa essere un buon momento per incoraggiare i propri figli a giocare in maniera indipendente. “Abbiamo delle vite molto strutturate, il che ha portato a una significativa riduzione della quantità di tempo libero per i bambini: le loro abilità di gioco indipendente potrebbero non essere pronte per il momento che stiamo affrontando”. (Megan Leahy, autrice di “Parenting Outside the Lines”)

Il consiglio principale è quello di connettersi con i propri figli, iniziare per esempio la giornata con un tempo (fissato) in cui si mette via il telefono e ci si dedica esclusivamente a loro, incoraggiandoli a fare ciò che gli piace e guardarli giocare. (Dr. Lawrence J. Cohen)

Inutile pretendere che giochino da subito per ore in maniera indipendente: bisogna essere pazienti e iniziare con pochi minuti (o decine di minuti) e poi aumentare il tempo di gioco individuale, alla fine del quale magari offrirsi di fare qualcosa, insieme, che al bambino piace molto. (Dr.ssa Catherine Pearlman)

Far ruotare i giochi (mettendone via alcuni per una-due settimane per poi riproporli), creare una “zona del disordine” (se non è possibile all’esterno, usare dei secchi, degli asciugamani e dei grandi vassoi…ma anche la vasca da bagno!) e una zona di movimento (con cuscini, materassini da yoga, coperte, sparse per terra) possono essere validi incoraggiamenti per il gioco indipendente. (Avital Schreiber-Levy)

La connessione non riguarda solo il rapporto genitore-figlio, ma anche con il loro gioco: è controproducente dire a un bambino “vai a giocare fuori” o “vai a giocare per conto tuo”. Meglio sfidarli a fare attività a cui si potrà partecipare in un secondo momento (un disegno, una costruzione, un percorso a ostacoli, ecc) e dire loro “Quando hai finito, vieni a mostrarmelo e io giocherò con te”. In questo modo si crea comunque una connessione, anche se stanno giocando in modo indipendente.

Il mio consiglio personale: mantenere una routine (o quasi)

Nei limiti del possibile, stiamo cercando di mantenere una routine, tenendo il fine settimana come momento di relax, visto che lavoriamo. Durante la giornata, alterniamo momenti di gioco, calma, di connessione, di “caos” e di concentrazione, come suggerito da Avital nella sua guida “Play Pandemic“.

Quando sono con il Nano, parte del tempo è inevitabilmente dedicata alle faccende domestiche o alla cucina, e in quel caso lo coinvolgo oppure lascio che passi il tempo come preferisce (anche solo saltando sul letto!).

Di seguito trovate quella che più o meno è una nostra giornata tipo, considerando che solitamente uno di noi lavora al mattino e l’altro il pomeriggio. Non è una routine rigida, nel senso che può capitare di mangiare più tardi (anche alle due e mezzo!) o fare il bagnetto al mattino. Cerchiamo però di mantenere un equilibrio tra il caos e una giornata troppo strutturata.

Spero possa esservi utile!

Routine-giornaliera-quarantena

Sono tempi difficili per tutti e noi ci rendiamo conto di essere fortunatissimi, sotto diversi punti di vista: abbiamo un lavoro che può essere fatto da casa, abbiamo uno stipendio, siamo in salute, abbiamo uno spazio esterno e una casa grande.

E dobbiamo fare del nostro meglio per connetterci con nostro figlio, anche quando lo incoraggiamo a giocare da solo.


Grazie a Lucy (www.asustainablehome.it) per avermi aiutato nella preparazione di questo articolo.